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LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI

di

Andrea Masini




A volte nella vita ci troviamo di fronte a degli episodi che condizionano gli anni a venire; Nella fattispecie un momento della mia giovane vita è stato determinante per abbracciare definitivamente la Speleologia...

Già da un paio di anni avevo pensato di iscrivermi ad un corso di Speleologia con i Pipistrelli di Terni, ma non conoscendo nessuno di quel gruppo, un pò per paura, un pò per timidezza, abbandonai l’idea, ma nel 1990 l’occasione fu propizia, perché la mia fidanzata, di Narni, non ancora speleologa, mi propose di partecipare al corso di Speleologia dell’UTEC.

Conoscevo già qualcuno quella sera, e salendo le scale della sede, a picco nel vuoto, mi chiedevo cosa sarebbe stato di me in quei due mesi di corso...

Entrai in un salone dove alcune persone sedevano ordinatamente ed in silenzio al loro posto, mentre un tale con la barba grigia e moschettoni raccontava con enfasi alcune avventure a carattere speleologico...

Nel corso della serata venne appeso un metallaro ad una scala in ferro e questi, con l’aiuto di alcuni attrezzi da speleologia, che non distinsi ne tra loro ne dalle borchie e chiusure lampo personali, riuscì a risalire i pochi metri di corda che lo sovrastavano. L’incontro si concluse con la consegna dei materiali, in un magazzino dove sembrava che una valanga di fango si fosse riversata su quelle corde, quei caschi, quei moschettoni, mentre una patina giallognola ricopriva ogni cosa.

Io non capii molto quella sera: La patina di fango, il metallaro, gli attrezzi... non capivo nulla della grotta e della speleologia... Il corso proseguì con le esercitazioni su corda, le tecniche di progressione, ma ancora non capivo quelle facce sorridenti, quella cordialità...

Finalmente ci fu la prima uscita vera, la prima grotta che per ogni buon Narnese è Montebuono:

Entrammo in un buco nella parete, oltre un piccolo cancelletto in ferro rosso; La mia acetilene si spense subito frustata dall’aria gelida che usciva dalla cavità. Procedemmo in silenzio, uno dietro l’altro, entrando in un mondo mai visto, mai immaginato, con la faccia inebetita io e la mia fidanzata guardavamo quelle concrezioni e non riuscivo neanche a credere che l’acqua potesse fare di questi scherzi...

Arrivammo in fondo alla grotta e qualcuno propose di fare buio...

La luce si spense e l’oscurità assoluta mi inghiottì; Il mio cuore pulsava impetuoso mentre il tempo scompariva... io non avevo più confini e i miei sensi si allargarono fino a sentire la roccia, fino ad essere roccia io stesso, poi acqua, poi vento, in una dimensione senza tempo.

Poi qualcuno accese la luce e tutto riprese la sua forma... non so quanto tempo passò ma fu un esperienza indimenticabile, e ogni volta che vado in grotta cerco di ritrovare quella sensazione unica.

Una canzone di Battiato recita queste parole:

“Un oceano di silenzio scorre lento senza centro ne principio.

Cosa avrei visto del mondo senza questa luce che illumina i miei pensieri neri.

Quanta pace trova l’anima dentro! Scorre lento, il tempo di altre leggi, di un’altra dimensione... Scendo dentro un oceano di silenzio sempre in calma."

Io non so se Battiato sia mai andato in grotta, certo è che io ci sono stato a se avessi avuto la voglia di parlare avrei detto queste parole.

Poi ci furono altre grotte, altri corsi e altre persone, ed io scoprii che di tutte le strettoie che incontrai, la più difficile è quella che sta in cima alle scale della nostra sede: è la porta di ingresso dell’UTEC... Molti l’hanno passata, sono entrati, hanno vissuto due mesi abbastanza avvincenti, poi la scelta... uscire o restare, attraversare di nuovo la strettoia o rimanere nella grande famiglia.

Ora capisco tutto finalmente, capisco la patina di fango, gli attrezzi, la progressione su corda e parecchie volte anche quei volti sorridenti, e qualche volta sorrido con loro.


PROLUNGARE L'ATTIMO FUGGENTE

di

Andrea Masini




Sono le 11.00 del mattino e stiamo scavando sulla terra nera; Libero è davanti a me a pancia all’aria, dietro di me c’è soltanto Gigi che butta fuori la terra che gli passiamo noi due...

Una settimana fa eravamo riusciti a togliere tutti i sassi che ostruivano una micidiale strettoia ad L, il flusso dell’aria non sembra costante, quindi scaviamo in cerca di un probabile secondo ingresso, che risolverebbe l’enigma di questa corrente insolita di Montebuono.

Questa mattina piove, il gruppo elettrogeno si è ingolfato e il demolitore è inutilizzabile... Libero lì davanti scava come un’ossesso, vengono fuori piccoli sassi, terra e qualche osso, forse l’uscita è vicina...

Siamo senza casco per guadagnare spazio nel cunicolo angusto, devo anche ripararmi dai calci che Libero per forzare la strettoia mi da in faccia, finalmente riesce a passare, la voce arriva incerta: “Dammi la mazzetta...”, entra anche Gigi, io resto dietro e continuo a levare terra per rendere più facile il passaggio... Sento Libero che rimane indietro, Gigi più avanti sta’ ispezionando le strettoie, ne trova una che torna indietro e sento la sua voce dietro di noi... era quella che ci aveva bloccato sabato scorso... Gigi va, rompe delle stalattiti e forza un’altra strettoia...: “Si allarga...”.

Io non ho ancora passato la strettoia con la terra, poi finalmente anche Libero passa la strettoia con le stalattiti, mi chiedono di prendere la macchina fotografica rimasta dove stavamo scavando... passo ancora la strettoia, poi rientro di nuovo, poi ancora la strettoia con le stalattiti.

Ci siamo; qui dentro, nonostante gli undici anni della grotta non c’era mai stato nessuno; La grotta anche se piccola precede da tutte le parti... Siamo frastornati, cerchiamo di orientarci nel nuovo labirinto, cercando la prosecuzione tra molti cunicoli abbastanza stretti, poi due scivoli scendono, io ne imbocco uno che si stringe troppo, di fianco a me scende Gigi e poco dopo lo sento oltre la strettoia; esclama continuamente, io e Libero lo seguiamo con ansia, poi usciamo in una sala discreta, intorno almeno tre pozzi e noi la seguiamo con la nostra immaginazione... I pozzi sono franosi, noi non abbiamo l’attrezzatura perché speravamo di trovare solo il secondo ingresso , invece eccoci qui... E’ la prima volta per tutti e tre nessuno si era mai trovato a tu per tu con l’esplorazione vera con sotto i piedi quel ben di Dio di mistero...

Sono le tre del pomeriggio quando usciamo, raggiungiamo gli altri e raccontiamo tutto; Sono increduli anche i “vecchi” che hanno trovato Montebuono molti anni fa...

Oggi è lunedì, sono passati già due giorni, ieri gli altri sono tornati lì con l’attrezzatura, ma io non li ho ancora sentiti; ...per me sotto quei pozzi potrebbe esserci ancora di tutto e l’attimo di attesa si sta’ prolungando, sto ancora vivendo con eccitazione quell’ora di sabato mattina...

Domani, con i rilievi, i racconti, le foto, quel nuovo ramo sarà solo un pezzo di grotta come tante altre...


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