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La geografia dei nostri monti

Il nostro territorio

LA GEOGRAFIA DEI NOSTRI MONTI:
LA DORSALE NARNESE-AMERINA


Della D.ssa Bagnetti Giada


Narni sorge a circa 240 m sul livello del mare e poggia saldamente su un rilievo calcareo facente parte della dorsale dei Monti di Narni-Amelia. Si tratta di una catena di monti lunga circa 45 km, che si sviluppa nell’Umbria sud-occidentale, sconfinando in minima parte nel reatino all’estremità meridionale.

La massima quota raggiunta dalle nostre montagne è 1114 m in corrispondenza di Monte Cosce, che rappresenta la terminazione meridionale della dorsale; appena più a Nord-Ovest si eleva Monte San Pancrazio, alto 1011 m. Proseguendo verso Nord le quote scendono decisamente passando dai 910 m di Colle Ventatoio ai 663 m di M. Bandita fino a raggiungere Narni. La dorsale a questo punto è interrotta dalle Gole del fiume Nera su cui la nostra cittadina si affaccia. Si tratta di un caratteristico elemento morfologico e geologico, cui si associa un’indubbia importanza paesaggistica e storico-archeologica.

Sul fondo di queste incise gole, a quote intorno ai 90 m, il fiume Nera supera i rilievi narnesi dirigendosi, ormai in territorio laziale, verso Roma.

A Nord del Nera si affaccia sulla valle Monte Santa Croce (454 m) oltre il quale si sviluppano i monti amerini con quote abbastanza modeste, che si mantengono al di sotto dei 994 m di M. Melezzole-M. Croce di Serra. La dorsale termina definitivamente a nord delle Gole del Forello (percorse dal Tevere che si dirige da Todi verso Corbara) in corrispondenza del Monte Peglia (837 m).

La catena dei monti di Narni-Amelia costituisce l’ultimo baluardo occidentale dell’Appennino oltre il quale troviamo i paesaggi dall’aspetto dolce e a carattere prevalentemente collinare costituiti dai depositi marini plio-pleistocenici e dai prodotti del vulcanismo laziale.

Ad Est della dorsale si sviluppa invece il complesso sistema montuoso dell’Appennino Umbro-marchigiano-sabino, interrotto al suo interno da valli e bacini intermontani. I rilievi più vicini appartengono ai Monti Martani, ai Monti Sabini settentrionali, ai monti della Valserra e della Valnerina. Si tratta di catene di monti in rapida successione, disposte o secondo direzioni appenniniche (Nord-Ovest/Sud-Est) o meridiane (Nord-Sud).



LA GEOLOGIA DELL’APPENNINO INTORNO A NOI


Della D.ssa Bagnetti Giada


I caratteri geologici e sedimentologici dei monti che ci circondano sono all’incirca gli stessi, riferibili al dominio paleogeografico della Successione umbro-marchigiana. Le formazioni che compongono la suddetta successione sedimentaria marina sono schematicamente elencate nella colonna stratigrafica seguente (il più antico è in basso):

Bisciaro (Aquitaniano p.p.-Burdigaliano p.p.)

Scaglia cinerea (
Eocene superiore-Oligocene superiore)

Scaglia variegata (
Eocene medio p.p.- Eocene superiore p.p.)

Scaglia rossa (
Turoniano inferiore p.p.-Eocene medio p.p.)

Scaglia bianca (
Cenomaniano medio-superiore-Turoniano inferiore)

Marne a Fucoidi (
Aptiano inferiore p.p.-Cenomaniano inferiore)

Maiolica (
Titonico superiore-Aptiano inferiore)

Calcari diasprini umbro marchigiani (
Calloviano-Titonico inferiore)

Marne a Posidonia (
Aaleniano-Bajociano)

Rosso ammonitico (
Toarciano medio-superiore)

Corniola (
Lias medio)

Calcare massiccio (
Hettangiano-Sinemuriano)

Formazione di Monte Cetona (
Retico)

A questi termini prevalentemente calcareo-marnosi seguono formazioni di tipo emipelagico e torbiditico costituite da materiali marnosi ed arenacei (Miocene inferiore-medio) .

I sedimenti che costituiscono le rocce affioranti sulle nostre montagne si sono deposti sul fondo di un bacino marino inizialmente in fase di apertura ed approfondimento, che si è andato poi gradualmente chiudendo al sopraggiungere dell’orogenesi appenninica. Le dorsali si sono sollevate grazie ad un complesso sistema di sforzi compressivi provenienti da Ovest/Sud-Ovest che hanno in più fasi piegato, fagliato e fatto sovrascorrere la pila di sedimenti marini.

L’attuale assetto dei rilievi appenninici è però il risultato della sovrapposizione di fenomeni disgiuntivi sull’edificio compressivo precedentemente formato: la presenza di numerose ed importanti faglie dirette nell’Appennino è legata alla distensione che ha
preso origine nel margine tirrenico e di cui la massima espressione è stato il vulcanismo della fascia laziale.


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