Narni: rifiuti abbandonati nei pressi dell’eremo di San Jaco e dell’abbazia di san Cassiano

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Rifiuti abbandonati a poche decine di metri dal percorso delle “Gole del Nera”. E’ il Gruppo Speleologico Utec di Narni, per bocca del suo presidente Virgilio Pendola, a lanciare l’allarme. La situazione di degrado, stando a quanto viene segnalato, si registrerebbe nei pressi dell’eremo di San Jaco e dell’abbazia di San Cassiano. “Con l’apertura del percorso delle ‘Gole del Nera – spiega Pendola -, quei luoghi sono diventati mèta di centinaia di visitatori. E’ dunque normale che molti di essi, cerchino di esplorare anche i dintorni del percorso tradizionale, inoltrandosi fin su alle grotte. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che spesso la gente, arriva sul posto, fa pic-nic e poi lascia i propri rifiuti ovunque. Noi facciamo il possibile per ripulire, ma diventa complicato perchè dopo qualche giorno troviamo nuovamente altri rifiuti gettati dappertutto”. Pendola descrive questi luoghi dall’alto della sua ultradecennale esperienza di speleologo. “Dalle nostre esplorazioni su corda dello sperone calcareo di oltre 100 metri – spiega -, è emersa la presenza di alcune cavità poste su quote diverse, forse in comunicazione tra loro. Ci troviamo al cospetto di un luogo che porta i segni di una lunghissima frequentazione umana con insediamenti che partono dalla preistoria come ci testimonia la ‘Grotta dei Cocci’. Sembra certo – aggiunge -, il collegamento con l’abbazia di San Cassiano e la presenza di monaci Siriaci, forse i primi eremiti, in cerca di pace e tranquillità. Da anni il Gruppo Speleologico oltre a cercare di tenere pulito preservando un tale monumento ha posto una cartella con dentro un registro-visite, che miracolosamente è stato rispettato ed usato, come si usa in montagna. Purtroppo la notorietà ha fatto aumentare la voglia di visitarlo, basta leggere il registro per capire che l’affluenza è cresciuta nel tempo e tra tante persone non sono mancati i vandali che stanno tentando di portare via antichi architravi e bifore in pietra che il tempo aveva miracolosamente rispettato. Come detto – conclude Pendola -, stanno aumentando i rifiuti che vengono abbandonati nell’eremo e che vengono sistematicamente gettati sotto la rupe dove nessuno li vede e li può rimuovere. Denunciamo questa inciviltà che sta deturpando un angolo veramente bello di Narni, recuperato con tanta fatica e reso gratuitamente pubblico. Invitiamo chiunque voglia visitare i due spettacolari eremi a rispettare quei luoghi pieni di storia e misticismo religioso, intriso di preghiera e dolore”.
I DUE EREMI
Il primo è conosciuto come Eremo e romitorio ipogeo di “San Jaco” quello posto all’interno della “Grotta dell’eremo” sicuramente parte di un sistema ipogeo articolato sull’intero sperone calcareo con accanto la famosa grotta archeologica dei Cocci, ben visibile e da sempre conosciuto perché posto proprio di fronte a Narni. Il secondo, poco conosciuto, anche perché piuttosto sperduto, dimenticato e neanche indicato sulle carte Igm, denominato “Monastero di Santa Betta”, anche questo eremo e romitorio, probabilmente sede di una comunità monastica piuttosto numerosa viste le dimensioni del complesso. Provvisto di approvvigionamento idrico grazie ad una voltata fontana in muratura tuttora funzionante e attiva cosa piuttosto rara sul monte Santa Croce. Questa importante testimonianza religiosa e storica fu scoperta dal Gruppo speleologico Utec Narni nel 1979, durante una difficile e spettacolare ricerca sulle rupi che guardano Stifone. Nonostante la difficile posizione il monastero è stato oggetto di ogni tipo di vandalismo con tanti prelievi di materiali lapidei e distruzioni del tutto gratuite eppure ancora mantiene il suo misterioso fascino ed i suoi segreti e ogni volta proviamo rispetto, reverenza e dolore per quello che è oggi. Il gruppo speleologico Utec, con i suoi oltre 44 anni di vita è sistematicamente alla ricerca di nuove cavità e alla riesplorazione delle tante già conosciute tentando di svelarne i tanti segreti e misteri che ancora celano, ad esempio la grotta dello Svizzero solo per citare la più famosa. “L’eremo di San Jaco – spiega Virgilio Pendola -, da sempre conosciuto e frequentato, è stato usato come base per le nostre ricerche speleologiche tra i pinnacoli e speroni calcarei retrostanti, sede di cene ludiche e momento finale dei nostri corsi di introduzione alla speleologia, fa talmente parte della storia della città e del gruppo speleologico che per festeggiare i nostri primi 20 anni abbiamo deciso di ripubblicare il vecchio testo dal titolo ‘L’eremo di Narni’ di Orlando Colasanti. San Jaco è sicuramente un sito spettacolare infatti gli eremiti realizzarono una struttura su tre piani con scala interna e protetta chiudendo, con muratura in pietra, tutto il grande vano della grotta prospiciente Narni. Fu scolpito nella pietra un ingegnoso e preciso sistema di raccolta della acque meteoriche e di scolo convogliando il tutto in una cisterna posta sotto quella che viene considerata una chiesetta per la presenza di un architrave con grande croce in rilievo”.