La Speleologia non è certo una disciplina sedentaria, tuttavia non è neanche così pericolosa come qualcuno può pensare.

Durante i corsi di speleologia si acquisiscono le conoscenze teoriche e si raggiunge una buona preparazione fisica, ma la sicurezza della progressione in grotta è affidata anche al corretto uso, alla conoscenza e alle buone condizioni dei materiali impiegati.

Le pagine che seguono offrono una carrellata dei materiali più usati dal nostro Gruppo Speleologico.

Si ringrazia la Petzl per l’utilizzazione delle foto di sua proprietà. A: Caschi B: Attrezzi da salita e da discesa C: Imbraghi D: Corde e cordini E: Impianti di illuminazione F: Sacchi G: Placchette, spit, chiodi da roccia, moschettoni H: Tute e Sottotuta I: Calzature

 

Caschi

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Il casco rappresenta la sicurezza per eccellenza e anche nella speleologia costituisce un elemento fondamentale.

Va indossato sempre, anche durante esercitazioni all’aperto o in cavità artificiali che non presentano rischi evidenti.

Il casco protegge il capo da colpi improvvisi, ma soprattutto da cadute di materiale dall’alto, come piccoli sassi o detriti, che a seconda dell’altezza possono acquistare un’energia cinetica rilevante e causare gravi danni.

Per non alterare le caratteristiche di resistenza ed elasticità è vivamente sconsigliato scrivere sulla superficie con pennarelli, attaccare adesivi o praticare fori supplementari per l’implementazione di altri “aggeggi”, inoltre il casco vecchio deve essere cambiato, soprattutto se è stato sollecitato da molti colpi.

 

Attrezzatura da salita e da discesa

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 1- Discensori

All’interno del Gruppo Utec i singoli soci utilizzano normalmente i discensori illustrati a fianco, mentre nei corsi di speleologia in dotazione all’allievo viene fornito soltanto lo Stop.

Lo shunt va usato sempre insieme al discensore ad otto (huit), soprattutto per discese in corda doppia, o con il discensore semplice (simple), in quanto questi ultimi sono privi di dispositivo autobloccante. Lo shunt invece è un ottimo attrezzo autobloccante, sicuro e di facile impiego, in casi estremi può essere usato anche come maniglia per la risalita; l’unica accortezza è quella di fissarlo ad un moschettone con un cordino per evitare di perderlo nei frazionamenti, e soprattutto non metterlo al contrario, perchè può trasformarvi in un peso in caduta libera.

Lo stop e il discensore semplice sfruttano lo stesso principio: la corda segue una S scorrendo all’esterno di due pulegge che garantiscono una discesa progressiva.

Le pulegge per l’uso possono deformarsi, tuttavia esistono in commercio pezzi di ricambio.

 2- Bloccanti

Per la risalita su corda vengono normalmente impiegati due attrezzi molto simili per funzionamento.

Il croll viene fissato al ventrale dell’imbrago, mentre la maniglia debitamente accessoriata con longe e fettucce si impugna con una mano, mentre un piede, o entrambi, agendo sulla staffa ci spinge verso l’alto.

Il braccio serve più che altro a far avanzare la maniglia sulla corda e a mantenere la posizione verticale.

L’inserimento di uno o due carrucole sul sistema di staffe e fettucce aiuta la risalita ripartendo il peso ma facendo “pedalare” il doppio il nostro speleologo.

Tra gli attrezzi autobloccanti riportiamo anche il dressler illustrato più in basso, utilizzato soprattutto nell’approntamento di paranchi, preferito alla maniglia perchè meno ingombrante.

Anche in questo caso l’utilizzo di materiale in buone condizioni è fondamentale, in particolar modo deve essere sempre in buono stato la molla che richiude l’attrezzo, altrimenti si rischia di far sganciare la corda quando si effettuano movimenti fuori asse.

 

 

Imbraghi

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L’imbrago è costituito essenzialmente da due parti:
Una inferiore, più robusta, dotata di cosciali, ed una superiore, in genere più leggera, utilizzata soprattutto per mantenere la posizione verticale ed evitare ribaltamenti.

L’imbrago, oltre a sostenere praticamente tutta l’attrezzatura personale, in primo luogo sostiene l’utilizzatore…

Esistono diverse versioni di imbrachi, suddivise secondo l’uso che se ne deve fare. In speleologia gli imbrachi sono abbastanza leggeri e comodi, praticamente sempre regolabili.

L’imbraco è uno delle prime attrezzature che il neofita si accinge ad acquistare, questo per avere una regolazione “personale” che altrimenti varierebbe da persona a persona, con evidenti perdite di tempo e difficili regolazioni.

Tutta l’attrezzatura personale infatti, una volta regolata sulla propria persona, è quasi come un paio di scarpe: stà bene soltanto al proprietario.

Anche per gli imbraghi vale il discorso sicurezza:

Verificare lo stato d’uso, soprattutto dei cosciali, soggetti a maggiore usura e, dopo il lavaggio, verificare che tutte le fibbie siano richiuse opportunamente.

 

 

 

Corde e cordini

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Il cordino e le corde, in generale, si dividono in corda elastica e corda statica.
La corda elastica sotto sforzo a trazione si estende a seconda della lunghezza della corda; su una corda di 50 metri può arrivare anche a 5 metri di allungamento.
La corda statica, invece, anche sotto sforzo non varia la lunghezza, al massimo di pochi centimetri.
Una corda può tenere fino a 2000 kg, quindi non c’è da preoccuparsi.

Il cordino può essere di varie lunghezze e i suoi usi sono svariati. Per esempio può essere usato per creare degli attrezzi di sicurezza (longe) o per qualsiasi altra occasione dove sia necessaria una corda, ma non deve essere usata come corda per armo, cioè come mezzo per discesa e salita in grotta, altrimenti potrebbe essere l’ultimo cordino che userete…

 

Impianti di illuminazione

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Un altro elemento che deve essere sempre in perfetto stato è l’impianto di illuminazione.

Vengono normalmente utilizzate due fonti luminose indipendenti l’una dall’altra:

Una lampada ad acetilene ed una lampada elettrica, anche se ultimamente l’impianto elettrico è stato “raddoppiato” con l’impiego di due lampadine.. ma è sufficiente portarsi dietro una lampadina ed una batteria di ricambio.

La fonte di luce principale resta comunque la lampada ad acetilene.

Il suo utilizzo richiede particolare attenzione durante il caricamento del contenitore (gasogeno) illustrato qui a lato, infatti il gas infiammabile viene prodotto dal contatto del carburo con l’acqua. Dopo la chiusura del gasogeno, il flusso dell’acqua viene regolato da un rubinetto a vite posto all’esterno, mentre l’impianto piezoelettrico fissato sul casco innesca la scintilla che accende la fiamma.

La comodità di tale tecnica, oltre all’economicità del carburo ed alla notevole luminosità che si ottiene, si spiega con le facile trasportabilità di carburo “nuovo” e la frequente reperibilità di acqua in grotta.

In passato l’utilizzo di queste materie prime ha danneggiato irreparabilmente le grotte più frequentate, a causa della pessima abitudine, ora non più in auge, di lasciare i residui di carburo sfruttato all’interno delle grotte.

 

Sacchi

Torna all’indice Tutto quello che viene portato in grotta, oltre agli attrezzi personali che sono appesi ai vari anelli dell’imbrago, per comodità di trasporto viene collocato all’interno di appositi sacchi dotati di spallacci e maniglie. I sacchi devono essere robusti e resistenti, ma anche la forma affusolata è importante, permettendo al sacco di passare anche nei punti più stretti.

 

Placchette, spit, chiodi da roccia, moschettoni

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Altri oggetti che uno speleologo deve avere sono le placchette, gli spit, i chiodi da roccia e i moschettoni.
Naturalmente ai corsisti non sarà dato ciò (ad eccezione dei moschettoni) perché sono strumenti che servono ad armare una grotta e il loro uso richiede delle operazioni in cui serve una certa manualità ed esperienza.
Le placchette (a fianco) vengono inserite nella roccia, dopo la foratura con lo spit (sotto), e servono a sorreggiere la corda a cui noi siamo appesi, ecco perché serve una certa manualità. I chiodi da roccia (a fianco della placchetta) hanno lo stesso funzionamento, ma hanno una capacita di tenuta inferiore alle placchette, comunque sempre superiore ai 700 kg. I moschettoni sono i più usati ed esistono di vari tipi. Molti vengono utilizzati per il trasporto di oggetti, altri per aggrapparsi alla roccia, altri ancora vengono usati come attrezzi per la discesa o risalita.

 

 

Tute e Sottotuta

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L’attrezzatura di uno speleologo è normalmente composta da:
Una sottotuta in pile e sopra una tuta semi impermeabile in nylon o cordura, in modo che si sia protetti dall’acqua e allo stesso modo sia anche traspirante, oppure è possibile anche una tuta da meccanico completa sopra al pile.abbigliamento 2

Per completare l’abbigliamento da speleologo ci sono i guanti, che devono essere aderenti, resistenti all’attrito e all’acqua, ma soprattutto consentire una buona presa sulla roccia. Se si vuole si posso utilizzare i guanti che si utilizzano per lavare i piatti o guanti da carpentiere reperibili in ferramenta.

 

 

Calzature

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Ai piedi sono preferibili degli stivali di gomma, da pescatore, questo perché, in genere, le grotte sono umide, per non dire bagnate, quindi un bel paio di stivali da pescatore, oppure un paio di scarponi da montagna da poter poi cambiare all’uscita, un bel paio di calzettoni e il gioco è fatto. In questo modo non si dovrebbero aver problemi di sorta.